Si avvicinano le elezioni e anche i jazzofili incalliti si trasformano in cittadini. Irrituale per questo blog -e solo per i torinesi- si propone qualche riflessione a margine di una campagna elettorale asfittica, che sembra uno di quei lenti sdolcinati che non portano da nessuna parte…
Torino l’orgia finale
Marx rimproverava ai filosofi di non cambiare il mondo, ma di interpretarlo. Noi, che siamo più vicini alla barbarie che al socialismo (per citare Rosa Luxemburg, che prima di essere il nome di una scuola torinese è stata una pensatrice), possiamo solo permetterci riflessioni rapsodiche suonando la cetra e sperando nel fuoco purificatore.
La città di Torino, per la prima volta, dopo molti anni, è contendibile dal punto di vista elettorale. Non dalla destra che qui ha sempre preferito la moral suasion dei salotti alle urne, ma dalla sinistra che ha dichiarato chiusa l’esperienza di governo cittadino e, con molte più chance, dai cinque stelle, all’insegna della pulizia totale. Finalmente si parla del “sistema Torino” quello che per definizione “non esiste” sui giornali o in tv, sulle bocche bene educate, che non esiste per i teneri vecchietti che oggi votano il PD come ieri votavano il PCI, scambiando una bocciofila o un giardinetto per il paradiso in terra. Che non esiste per quei sognatori da festa dell’Unità, dove -una volta l’anno- trovano una comunione fisica con una classe politica che per i restanti 364 giorni si chiude in luoghi dove di rosso c’è solo il velluto; che non esiste, infine, per quelle persone che avendo fatto atto di sottomissione e vassallaggio ricevono dall’amministrazione prebende grandi, piccole o piccolissime. Tutti insieme per l’orgia finale, prima dell’ordalia elettorale (apocalittico, poetico, quasi ungarettiano). Si è scritto che il “Sistema Torino” è un gruppo di 200 persone che comanda, guadagna e spartisce. Eppure questi duecento (non troppo giovani ma assai forti), il consenso devono trovarlo tra coloro che andranno a depositare nelle urne una scheda. Ci vogliono dei tramiti tra questi nobili cavalieri e il popolo (una parola che puzza di aglio, di condominio di periferia, di pensione del nonno in posta, di tram affollato il mattino). E’ qui che si scatena l’orgia finale: si comprano armigeri a destra e a sinistra, si assoldano sgherri di quartiere, si gettano monetine ai dipendenti pubblici e premi a chi ha mostrato la fedeltà ed è disposto a gettarsi in battaglia. Gli eserciti si armano con l’argento e tutti i commensali del sistema fanno affluire tributi per equipaggiare i lanzichenecchi che calano sulle periferie e arano il centro in cerca di quelle mani silenziose che dovranno depositare il loro consenso nell’urnetta. Se passa il nemico la cassa sarà vuota, ma se tutto resta com’è quei soldi (che paghiamo con le tasse tra le più alte del Paese) verranno succhiati ai soliti pantaloni che sono stati cittadini per il tempo di una campagna elettorale e chiuse le urne tornano pantaloni. Come si può in queste condizioni predicare ancora il progresso e vendere una città sempre in movimento? E’ un argomento per la sinistra. Quale sinistra? Quella con Airaudo, che ha rotto il rito della pantofola, che non ha fatto atto di genuflessione per una poltronuccia. Quella sinistra timidamente lo sta facendo. E poi esiste un’altra sinistra, che ha deciso di allearsi coi poteri forti e di rimanere aggrappata a poltrone di serie B. La lista Passoni. Quella sinistra a Torino ha fatto una operazione interessante: ha creato un vero e proprio sindacato giallo della politica, per confondere gli elettori e drenare voti alla vera lista di sinistra legata alla Fiom e al mondo del lavoro e sta rimpolpando le fila di questo giallo manipolo chiedendo a sindacalisti in pensione e maggiorenti dell’establishment ex-rosso (opinionisti ex-gauchisti, intellettuali senza salvagente, funzionari atrofizzati in ombrose segreterie e tornano utili anche l’ANPI e lo SPI) di metterci la faccia. Qualcuno è in buona fede e sarà il primo a cadere, ma altri sanno che qualche strapuntino comunque arriverà, di rincalzo agli unti del pd renziano e ai poteri forti. Che questa sinistra gialla, guardandosi allo specchio, si giudichi “non velleitaria” e dica di non voler fare “testimonianza” è un aspetto semantico che fa inorridire.
Se si crea una lista di appoggio a un Sindaco ormai saldamente centro-destrista, con l’intento di drenare voti alla sinistra (quella che pur con mille limiti ha detto un primo no al sistema), si fa esattamente una operazione “velleitaria”, perché destinata a passare alla storia per la pochezza politica e ci si rende precisamente “testimoni” di una situazione cittadina dove domina una “narrazione” trionfale del declino, di un tutto va bene come coperta di Linus. La Fiat non c’è più, ma vuoi mettere i turisti? I servizi sociali non si toccano, ma prova a cercare un asilo pubblico per il figlio.. Lo smog non esiste proprio (i dati sullo smog sono chiaramente comunisti!) e se esiste si risolve tutto con un biglietto gratis del tram un giorno l’anno, perché gli automobilisti sono i grandi elettori da non indispettire mai mentre pedoni e ciclisti devono pensare a salvare la pelle (lo conferma anche La Stampa, con il suo meritorio -e un po’ truce- bollettino quotidiano di morti e feriti). Se vi prende un attimo di sconforto e vedete tutto nero potete ripensare alle olimpiadi: vi hanno aiutato a farlo solo un paio di mesi fa, con una costosa celebrazione ad hoc. Capisco festeggiare il 150esimo dell’Unità d’Italia…un po’ di retorica nazionale è fisiologica in un paese ontologicamente reazionario, ma il decennale delle olimpiadi rappresenta in sé una idea che raggiunge vette inimmaginabili anche all’arte. Solo il Manuel Vázquez Montalbán di Sabotaggio olimpico avrebbe potuto avvicinarsi a tanto genio. Il debito cittadino cala paurosamente, dicono gli indicatori, presentati con slide colorate di ottimismo, siamo ormai sotto i tre miliardi. Dulcis in fundo potere & affari… Altri hanno autorevolmente radiografato il quadro torinese (vedi Maurizio Pagliassotti, un autore che in realtà si dice non esista!).
Una volta una certa sinistra amava film come Le mani sulla città, ma forse quel film lo hanno guardato troppo, finendo per identificarsi con i cattivi in una sorta di transfert. Da anni il PDS/PD ha gettato a mare Marx & C. per dedicarsi con impegno al metodo Stanislavskij: qualcuno voleva Essere John Malkovich e qualcun’altro sognava segretamente di invecchiare in un film horror, diventando un gerontocrate democristiano. Ma il Sistema Torino non esiste; o se esiste è buono. Beh: non troppi anni fa anche la mafia non esisteva, come spiegavano in tanti a Falcone e Borsellino.